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Follonica cancello magonale

Il cancello monumentale in ghisa

Il Villaggio-fabbrica di Follonica, noto oggi anche come Area ex Ilva, è un comprensorio che racchiude gli stabilimenti siderurgici, ormai dismessi e destinati ad altri usi, della città di Follonica.

Storia

Il villaggio-fabbrica è stato voluto dal granduca Leopoldo II di Lorena per il trattamento dei minerali dell'isola d'Elba. Il nucleo originario risaliva già al XVI secolo, quando gli Appiani di Piombino fanno qui costruire, accanto ad un mulino già esistente, una ferriera per fondervi il ferro delle miniere di Rio dell'Elba. Con il passaggio al Granducato di Toscana, il granduca istituì l'Imperiale e Reale Amministrazione delle Miniere di Rio e delle Fonderie del Ferro di Follonica (IRAMFF), avviando un intenso programma di rinnovamento tecnologico degli impianti e facendo di Follonica uno dei più moderni e funzionali poli della siderurgia a livello nazionale. Nel 1850 i Lorena lasciarono la gestione delle fonderie alla Banca Bastogi, mentre nel 1867 vennero affidate alla nuova Società Anonima Alti Forni e Fonderie di Piombino, che assunse nel 1918 la denominazione di Ilva.

L'attività siderurgica continuò fino al 21 febbraio 1960, anno in cui cessò definitivamente la produzione nello stabilimento. Oggi sono ancora presenti gli edifici risalenti agli anni gloriosi della città-fabbrica, alcuni dei quali pregevolmente restaurati.

Architetture

Di seguito sono elencati le architetture più rappresentative:[1]

  • Bottaccio, serbatoio dell'acqua risalente già al XVI secolo.[2]
  • Cancello monumentale in ghisa (1831-1845) progettato da Alessandro Manetti e Carlo Reishammer.[3]
  • Carbonile (1840).[4]
  • Casa con torretta, ex ferriera e distendino seicenteschi, riattivati a partire dal 1818, dopo il 1845 invece adibita ad alloggio dei lavoratori.[5]
  • Case della Condotta (la prima costruita tra il 1817 e il 1822, le altre due nel corso degli anni trenta dello stesso secolo), alloggi di cavallai e bovari.[6]
  • Casetta Pierallini, palazzina settecentesca dall'affittuario delle ferriere Francesco Pierallini, poi ristrutturata dal 1818 per essere alloggio del guardia boschi.[7]
  • Centralina idroelettrica (1910).[8]
  • Due casotti di guardia di fianco all'entrata del cancello (1845).[9]
  • Fonderia n. 1, risalente al 1918 su modifica di un edificio del 1839.[10]
  • Fonderia n. 2, composta da più edifici realizzati a partire dal 1834, un tempo affiancata da due forni, San Leopoldo (1835) e Maria Antonia (1841), demoliti entrambi dopo il 1907.[11] Oggi ospita il Teatro Fonderia Leopolda.[12]
  • Forni delle Ringrane, edificati a partire dal 1853, poi chiusi nel 1907.[13]
  • Forno di San Ferdinando, ex mulino quattrocentesco, ferriera dal 1546 e forno fusorio dal 1818, smantellato poi dopo il 1907 e oggi sede del Museo delle arti in ghisa nella Maremma.[14]
  • Palazzina del Direttore (1822-1832).[15]
  • Palazzina dell'Ospedale Ricovero (1838-1841).[16]
  • Palazzina dell'osteria e dispensa, risalente al 1651 e oggi scuola media.[17]
  • Palazzo con Torre dell'Orologio, ex cappella seicentesca successivamente modificata (1839) prima per ospitare il granduca, poi utilizzata come alloggio dei dipendenti.[18]
  • Palazzo del Forno Quadro, risalente al 1578, ricostruito tra il 1838 e 1840, oggi sede della biblioteca comunale.[19]
  • Palazzo Granducale, ex dispensa nei primi del XIX secolo, poi alloggio del granduca dal 1845 e oggi sede delle guardie forestali.[20]
  • Porticato dei getti e dei camerotti (1842), voluto dal granduca per riparare gli sbavatori al piano terra, mentre al piano superiore dormitorio per i lavoratori, ampliato nel 1926 per ospitare la fonderia dei cilindri con la troniera, attiva fino alla chiusura nel 1960.[21]
  • Residenze dei lavoranti, abitazioni per i dipendenti realizzati tra il 1838 e il 1846.[22]
  • Torre idraulica in pietre e laterizi (1910).[23]

Note

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