Grossetopedia Wiki
Advertisement

Il Museo archeologico e d'arte della Maremma (MAAM)[1] è un museo situato nel centro storico di Grosseto, in piazza Baccarini, allestito congiuntamente al Museo diocesano d'arte sacra.

Storia[]

La nascita del museo[]

Il museo nasce nel 1860 su iniziativa del canonico Giovanni Chelli, il quale realizzò a Grosseto una sorta di antiquarium, con esposizione di oggetti antichi, e presunti tali, congiuntamente all'istituzione della biblioteca, ospitati nei locali del Palazzo Vescovile. Il 21 agosto 1862 il sacerdote scrisse al ministro della pubblica istruzione affinché dichiarasse governativo il museo con un decreto, e dopo varie insistenze del Chelli, il 6 marzo 1865 venne effettuata la donazione della biblioteca-museo al Comune di Grosseto: la redazione ufficiale dell'atto si tenne il 30 marzo dello stesso anno nella sala consiliare del Palazzo Comunale.

Giovanni Chelli rimase direttore della biblioteca e del museo fino al 1869, anno della sua morte, cosicché nel 1875 il Comune si rivolse a Gian Francesco Gamurrini, membro per la Deputazione della conservazione e l'ordinamento dei musei e delle antichità etrusche e regio conservatore delle Antichità e Gallerie di Firenze, affinché esaminasse lo stato del museo consigliandone una sistemazione. Gamurrini suggerì di effettuare un'esposizione che privilegiasse i reperti locali e del territorio circostante, dividendo per tipologia e provenienza ed escludendo tutto quel genere di anticaglie e bizzarre curiosità che il Chelli aveva raccolto senza valutarne l'effettivo valore e senza seguire una logica precisa. Nella seconda edizione di The Cities and Cemeteries of Etruria (1878) di George Dennis si legge una breve descrizione del museo di Grosseto, visitato dall'esploratore inglese due anni prima, in cui è provato l'allestimento di un'esposizione secondo i criteri suggeriti da Gamurrini.

Il declino e i continui danneggiamenti[]

Nel 1891 il museo perse alcuni dei suoi pezzi principali che confluirono, per ordine ministeriale, nel museo topografico dell'Etruria di Firenze, poi aperto nel 1897. La perdita di prestigio del museo favorì il disinteresse della popolazione e delle istituzioni locali, tanto da subire, insieme alla biblioteca, ben cinque traslochi diversi nel giro di pochi anni.

Fu soltanto nel 1923, con la nomina del direttore don Antonio Cappelli, che la biblioteca e il museo poterono trovare una adeguata sistemazione presso il Palazzo Mensini, ex seminario situato in via Mazzini. Alla morte del Cappelli (1939), il museo andò incontro ad anni di abbandono e degrado.

Il 29 novembre 1943 l'edificio di via Mazzini venne danneggiato da un bombardamento che ebbe come conseguenza quella di lasciare il museo incustodito ed esposto a continui saccheggi; ciò che sopravvisse fu ulteriormente danneggiato dalla devastante alluvione che colpì la città il 2 novembre 1944.

Nonostante i tentativi di riallestimento e gli sforzi per migliorare i servizi dell'istituzione civica, anche con il contributo del celebre scrittore Luciano Bianciardi, direttore dal 1951, il museo rimase sempre ai margini della biblioteca.

Aldo Mazzolai e la rinascita[]

Fu nel 1955 che per la prima volta venne nominato un direttore appositamente per il museo civico, sancendo così la definitiva separazione dalla biblioteca comunale. Con l'importante figura di Aldo Mazzolai il museo civico di Grosseto trovò nuova linfa vitale e l'archeologo si prodigò per valorizzare al meglio un'istituzione da tempo trascurata, grazie all'organizzazione di mostre e conferenze e soprattutto alle continue campagne archeologiche da egli stesso curate, come lo scavo della città etrusco-romana di Roselle, in collaborazione con l'Istituto archeologico germanico prima e con la Soprintendenza archeologica della Toscana poi.

L'alluvione del 4 novembre 1966, però, vanificò gli sforzi degli anni precedenti e si rese necessaria una nuova sistemazione. Nel 1975, dopo quasi dieci anni di chiusura, fu inaugurato presso il palazzo dell'ex tribunale, in occasione del X° congresso nazionale dell'Istituto di studi etrusco-italici, il nuovo museo archeologico di Grosseto, che assunse la denominazione di Museo archeologico e d'arte della Maremma, sempre allestito e diretto da Aldo Mazzolai, che rimase in carica fino al 1984.

L'allestimento definitivo[]

Nel 1991 fu decisa la chiusura del museo per iniziare un processo di restauro dell'edificio e una nuova sistemazione del percorso espositivo dopo che l'acquisizione di nuovi pezzi e il passare del tempo stavano rendendo obsoleto l'allestimento precedente.

Il museo fu chiuso nel gennaio 1992 e riaprì definitivamente il 21 marzo 1999: per l'occasione fu organizzata una mostra d'arte della collezione di Gianfranco Luzzetti. Il nuovo allestimento è stato progettato e curato dagli architetti Roberto Einaudi, Fabiana Zeli e Nigel Ryan dello Studio Einaudi di Roma.

Edificio[]

Vedere anche Palazzo del vecchio Tribunale

L'edificio in cui sono ospitati i due musei – museo archeologico e d'arte della Maremma e museo d'arte sacra della diocesi di Grosseto – risale alla seconda metà del XIX secolo ed è stato costruito su un preesistente edificio medievale. Adibito a sede del tribunale di Grosseto fino al 1964, ospita i due musei dal 1975. Il palazzo è stato restaurato tra il 1992 e il 1999.

Sale espositive[]

Il percorso espositivo del museo archeologico e d'arte della Maremma si dispone sui tre livelli dell'edificio ed è suddiviso in cinque sezioni, per un totale di quaranta sale espositive.

Prima sezione[]

Museo archeologico di Grosseto collezione Chelli

Reperti della collezione Giovanni Chelli

La prima sezione (sala 1) è dedicata alla collezione del canonico Giovanni Chelli, fondatore del museo, e raccoglie un centinaio di pezzi eterogenei e per lo più estranei ai territori della Maremma grossetana.

Sala 1[]

Nella prima sala sono esposti gli oggetti che il Chelli ricevette tramite il conte Michelangelo Luciani di Santa Fiora, tra cui una statuetta di Mitra Tauroctono del III secolo a.C., di provenienza incerta. Alcuni pezzi provengono dalle aree di Volterra (molte ceramiche) e Chiusi, come le urne rinvenute da Alessandro François in tre ipogei nei terreni della famiglia Casuccini in località Il Colle e La Pellegrina. Il reperto più rilevante della collezione è una ciotola in bucchero del VI secolo a.C. che reca un'incisione con l'alfabeto etrusco, ricordata nel museo sin dal 1875, ma di provenienza sconosciuta.

Seconda sezione[]

La seconda sezione (sale 2-12) è dedicata interamente a Roselle e il suo territorio e procede in ordine cronologico documentando la storia dell'antica città dalla frequentazioni preistoriche fino alle ultime testimonianze medievali.

Sala 2[]

Il percorso inizia con alcuni pannelli che illustrano le prime tracce di vita sulle colline di Roselle, prima della fondazione della città: la frequentazione risale al passaggio tra il neolitico e l'eneolitico e sono esposti un nucleo di ossidiana e un'ascia in pietra verde levigata tra il IV e il III millennio a.C.. Nella stessa sala si passa poi all'età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), periodo a cui si riferiscono numerose ceramiche – soprattutto contenitori di impasto e strumenti per la tessitura e la filatura – e oggetti in bronzo: un bottone sardo del IX secolo a.C., rinvenuto nei pressi delle mura, fa presumere rapporti di scambio tra Roselle e la Sardegna, forse di riflesso a quelli dell'allora più florida e importante Vetulonia.

Nella sala è situato un grande plastico che riproduce la piana di Grosseto nel VII-VI secolo a.C., con al centro il grande Lago Prile, al tempo utilizzato come porto dalle due città di Roselle e Vetulonia.

Tra i pezzi esposti, si segnalano un orlo di dolio – contenitore per derrate – di ceramica di impasto con iscrizione «mini muluvanik[e] venel rapalés laiven[asi]» («mi ha donato Venel Rapale a Laivena»), rinvenuto nella struttura scavata a Roselle della cosiddetta "casa con recinto", databile alla fine del VII secolo a.C.; e una matrice rotante di forma cilindrica di argilla grigio scuro, rinvenuta sulla collina sud e databile intorno alla metà del VI secolo a.C., decorata a palmette e connessa al quartiere artigianale documentato dall'età arcaica.

Sale 3-4[]

La terza sala approfondisce lo sviluppo dell'insediamento di Roselle tra il VII e il VI secolo a.C., quando la città conobbe un grande periodo di floridezza ed espansione, come dimostrato dai ritrovamenti archeologici e dalla notizia che ne dà Dionigi di Alicarnasso nelle sue Antichità romane.

Museo archeologico di Grosseto 2

Reperti dalle necropoli di Roselle

Sono esposti i reperti rinvenuti nella cosiddetta "casa dell'Impluvium", edificio di circa 300 mq risalente al VI secolo a.C. che è andato a inglobare un precedente edificio a due vani del secolo precedente, e le ceramiche dell'atelier delle Rosette, nome dato per convenzione ad una officina ceramica rosellana, che documentano l'esistenza di una fiorente produzione di ceramica locale decorata tra la fine del VII e i primi del VI secolo a.C..

La quarta sala è interamente dedicata ai reperti rinvenuti nelle necropoli di Roselle, le più antiche unicamente formate da tombe a pozzetto e a fossa, le più recenti in prevalenza dalla tipologia a camera. Le necropoli erano situate in varie località talvolta piuttosto distanti dalla città (Stertignano, Poggetti Nuovi, Il Terzo), talvolta in prossimità delle strade di accesso (Casette di Mota, Canonica, Campo della Fonte, Serpaio) e hanno permesso il ritrovamento di numerosi cippi e stele raffiguranti guerrieri, armi, volti umani e anche un piccolo cippo a casetta che simboleggia la nuova abitazione dei defunti dopo la morte. Da segnalare la presenza di una lastra di copertura di una tomba a pozzetto contenente un vaso cinerario in bucchero, rinvenuto nella necropoli di Campo della Fonte, su cui è inciso: «(M)i Larza(s)» («io sono [la tomba] del piccolo Larth»).

Sale 5-8[]

La quinta sala espone le terracotte architettoniche per la decorazione degli edifici: tegole, antefisse, frammenti di lastre, rivestimenti pregevolmente decorati e policromi (rosso, blu, nero, azzurro, giallo); mentre la sala successiva mostra una collezione di ceramiche attiche di importazione e altri manufatti in argilla che documentano la Roselle tra V e IV secolo a.C..

Il percorso continua documentando il passaggio di Roselle da città etrusca ad alleata di Roma, dopo la conquista del 294 a.C.. Nella settima sala sono esposti i reperti rinvenuti nello scavo dell'edificio di età ellenistica (III-II secolo a.C.) a pianta rettangolare situato nell'area urbana nei pressi dell'anfiteatro: ceramiche da mensa a vernice nera, marmi, contenitori di impasto, un frammento di ceramica a figure rosse. Nell'ottava sala, invece, sono esposti i corredi delle necropoli tra IV e II secolo a.C.: provengono maggiormente dalle due principali necropoli rosellane, quella del Serpaio e di Campo della Fonte, e sono, per la prima, per lo più ceramiche a vernice nera (bicchieri, brocchette, piatti, coppe, piattelli) e si segnala una coppa con l'iscrizione «Mi Suri Cae [...]» («Io sono di Suri Cae»), mentre per la seconda si segnalano numerosi vasetti miniaturistici in ceramica ed un interessante cratere a campana di ceramica falisca a figure rosse, decorato con raffigurazioni umane maschili e femminili. Un altro pezzo interessante è un grande cratere a campana a figure rosse, perfettamente conservato, decorato con figure femminili alate.

Sale 9-10[]

Iscrizione Roselle museo archeologico di Grosseto

Ex voto a Giano da Roselle

Con la nona sala il percorso compie cronologicamente un balzo in avanti: un plastico ricostruisce l'edificio delle terme pubbliche di Roselle, costruite intorno al 120 d.C. in età adrianea. Qui sono esposti anche alcuni frammenti dell'apparato decorativo originale come cornici, capitelli e lesene in marmo lunense.

La sala dieci espone alcune iscrizioni riguardanti la città romana. Un'epigrafe testimonia l'appartenenza dei rosellani alla tribù Arnensis, come si legge nell'ex voto a Giano posto da Lucio Titinio Vitale e suo figlio Lucio Titinio Pelagiano, che avevano ricoperto varie cariche pubbliche: «Iano Patri sacrum/L. Titinius Vitalis sevir/Aug(ustalis) et L. Titinius L. Filius/Pelagianus Arne(n)sis/Aedilis, quaestor r(e)i p(ublicae)/haruspices/ex voto posuerunt». Un altro interessante frammento è quello di una fistula di piombo, proveniente da una fontana realizzata nel I secolo d.C., che reca tre iscrizioni: la prima informa che si tratta di un'opera pubblica «Pub(lica) Col(onia) Rus(ellana)»; la seconda e la terza recano il nome dello schiavo che fabbricò e fuse il tubo «Secundus Publicus Rusellanoru(m) fec(it)» e «S(ecundus) P(ublicus) R(osellanorum) fud(it)».

Nella stessa sala sono situate due vetrine che raccolgono alcuni campioni di ceramica, vetro, metallo e osso di età imperiale e alcune terracotte architettoniche, mentre in un'altra installazione sono situate varie anfore rinvenute in varie zone dell'area urbana.

Sala 11[]

Museo archeologico di Grosseto sala delle statue

La sala delle statue

L'undicesima sala è sicuramente la più suggestiva del museo: vi sono situate un gran numero di statue rinvenute a Roselle di età imperiale, periodo molto florido per la città che in quegli anni mutò radicalmente l'assetto urbanistico del centro abitato (soprattutto negli anni corrispondenti al regno di Claudio, tra il 41 e il 54 d.C.).

Museo archeologico di Grosseto 3

Statue da Roselle

Tra le statue esposte si segnalano quelle da riferire al ciclo dell'Augusteo, sede del culto imperiale, edificio a pianta rettangolare situato a sud della piazza del foro: le due monumentali statue sedute raffigurano la coppia imperiale divinizzata, la figura femminile rappresenta Livia, quella maschile Augusto; altre statue rappresentano Germanico, Giulia Livilla, Antonia Minore, Druso Maggiore, Druso III, Agrippina Maggiore, l'imperatore Claudio, oltre che altri ragazzi, donne e un generale con armatura decorata non identificabili. Dall'Augusteo provengono anche tre iscrizioni su basi di marmo: le prime due sono da attribuire ad Aulus Vicirius Proculus, membro della facoltosa famiglia rosellana dei Viciri che entrò in Senato a Roma nella prima metà del I secolo d.C., e si tratta di ex voto per il ritorno dell'impresa in Britannia e per la salute del figlio di Claudio; la terza si riferisce invece ad un'opera pubblica realizzata da due magistrati, seppure non è dato sapere quale fosse stata tale opera, ed è interessante per il doppio nome del secondo magistrato, Afonas Aco, di origine etrusca.

Museo archeologico di Grosseto Helios

Testa di Helios da Roselle

Nella sala è situato anche un plastico che riproduce l'aspetto del foro di Roselle e sono inoltre esposte alcune teste-ritratto in marmo lunense di membri della famiglia imperiale provenienti dalla Domus dei Mosaici, come Tiberio, Agrippina Maggiore e Druso Minore. Infine, è esposto un altro consistente gruppo di statue della Basilica dei Bassi, rinvenute tra il 1983 e il 1984, che raffigurano i membri di un'importante e facoltosa famiglia locale.

Sala 12[]

L'ultima sala della sezione dedicata a Roselle, la dodicesima, è infine incentrata sulla città in epoca tardoantica e medievale, quando Roselle divenne sede vescovile (entro il 499). A questa fase risalgono i reperti provenienti dalla prima cattedrale, allestita all'interno delle terme di età adrianea, e dal circostante cimitero. In seguito la città finì per essere totalmente abbandonata dopo che nel 1138 la diocesi fu traslata nella vicina Grosseto.

La documentazione esposta giunge fino all'età moderna e riguarda anche il vicino castello di Mosconcino.

Terza sezione[]

La terza sezione (sale 13-23) è dedicata all'archeologia della Maremma, e documenta cronologicamente la storia antica di un vasto territorio che coincide con i domini delle città etrusche di Vetulonia, Roselle e Vulci, in territorio laziale, alle quali in età romana si aggiunsero gli importanti centri di Heba, Saturnia e Cosa.

Sala 13[]

La sala tredici è dedicata alla preistoria e alla protostoria.

La preistoria (Paleolitico e Neolitico) è documentata da numerosi strumenti litici provenienti da varie località della Maremma: per il Paleoltico i reperti provengono da Bagnolo, Follonica (Poggio Mercatore), Massa Marittima (podere Mochi), Montemassi (poderi Grisilde e Sugherecci), Monterotondo Marittimo (località Il Monte) e Bagno Roselle; per il Neolitico vi sono reperti da Nomadelfia, Bagnolo, Castel del Piano, Roselle, Manciano (podere Cavallini), Sticciano (località Lattaia).

Per quanto riguarda l'età del Rame e del Bronzo, numerosi oggetti esposti provengono dal Monte Amiata, scoperti casualmente all'interno cave di farina fossile e nelle miniere di cinabro, ma anche dall'isola del Giglio – interessante l'insediamento preistorico del Castellare di Giglio Campese, riferibile all'età del Bronzo medio – e dalle aree collinari come Manciano, con il villaggio di Scarceta frequentato dal 1700 al 1150 a.C. circa, e Sticciano Scalo, dove in località Rigoloccio fu rinvenuta una necropoli dell'età del Bronzo finale.

Sono esposti anche i corredi della necropoli di Nomadelfia, risalente alla prima età del Ferro, di quella di Sede di Carlo (VIII-VI secolo a.C.), ma anche oggetti da Vetulonia e dalla località di Pescia Romana, in provincia di Viterbo, dove è stato rinvenuto un interessante cratere con coperchio sormontato da una piccola coppa su alto piede cilindrico coperto da una decorazione geometrica, attribuibile alla bottega del pittore di Cesnola (seconda metà dell'VIII secolo a.C.).

Sale 14-16[]

La quattordicesima sala invece espone pezzi inerenti al periodo orientalizzante (720-580 a.C.): collane e pendenti d'ambra da Vetulonia; corredi dalle necropoli di Marisliana d'Albegna (località Banditella, Macchiabuia, Perazzeta, Poggio Petricci) – tra cui spiccano gli oggetti in avorio, soprattutto strumenti della vita quotidiana ed una tavoletta scrittoria, rinvenuti nel cosiddetto Circolo degli Avori; corredi da Poggio Buco (Pitigliano), con interessanti ceramiche etrusco-corinzie; e brocche, calici, piatti, attingitoi e altri oggetti del simposio rinvenuti nella necropoli di Santa Maria in Borraccia (Magliano in Toscana).

La sala successiva è dedicata all'età arcaica (580-480 a.C.) ed è incentrata soprattutto sulle testimonianze subacquee del commercio via mare dei popoli etruschi: numerose anfore ed ancore provenienti dalle acque del Giglio, Giannutri, del Monte Argentario e vari punti del mare grossetano; al largo delle Formiche di Grosseto è stata rinvenuta anche un'anfora fenicia.

Infine, nella sala sono conservate anche sculture funerarie di area vulcense (Castro, Pitigliano, Vulci) ed alcuni corredi delle necropoli di Saturnia. Nella sedicesima sala sono esposti corredi funerari del periodo tra il V e il VI secolo a.C. provenienti dal nord della provincia ed alcuni bronzi di varie località.

Sale 17-20[]

Le sale diciassette, diciotto e diciannove sono invece dedicate al periodo della romanizzazione dei territori etruschi della Maremma grossetana (III-I secolo a.C.) e raccolgono le manifestazioni di persistenze culturali etrusche, come lingua, scrittura e usanze, ed innovazioni introdotte dai conquistatori romani, come i depositi votivi ed insediamenti rustici.

Particolare attenzione è rivolta al territorio di Cosa, colonia romana fondata nel 273 a.C., e alla città di Heba. I reperti provengono anche dal Monte Amiata (Zancona, Seggiano), da Orbetello, da Albinia, da Monte Antico e da Paganico (con una interessante collezione di ex voto rinvenuti in località Cannicci). Sono esposte inoltre una tavola bronzea (la Tabula Hebana) contenente disposizioni sugli onori funerari da tributare a Germanico, nipote dell'imperatore Augusto, e alcune iscrizioni funerarie su marmo o pietra, molte delle quali successive al I secolo d.C., che documentano il progressivo abbandono della lingua etrusca in favore di quella latina: sono state rinvenute a Saturnia, a Pian di Palma, a Marsiliana, a Pitigliano, a Heba, Preselle, Grosseto e Castiglione della Pescaia.

Infine, nella ventesima sala, è documentata l'area archeologica castiglionese delle Paduline e Serrata Martini, risalente ad un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. e che ha permesso di riportare alla luce numerosi reperti, tra cui un pregevole e ben conservato busto dell'imperatore Adriano, un busto femminile forse della moglie Sabina, una pregevole statua di Artemide, priva della testa, e la base di un'altra statua di Artemide.

Sale 21-22[]

Museo archeologico di Grosseto 4

Gioielli tardo-romani da Semproniano

La ventunesima sala è interamente dedicata alla testimonianze sottomarine dei commerci di epoca romana rinvenute nelle acque del mar Tirreno lungo le coste maremmane e presso le isole dell'arcipelago toscano. Particolarmente interessante e suggestiva è la parziale ricostruzione del relitto della nave da trasporto africana dell'isola del Giglio, con anfore originarie, naufragata al largo di Giglio Porto nel III secolo d.C..

Conclude il percorso cronologico la sala ventidue, dedicata al periodo imperiale e tardo imperiale (III-VI secolo d.C.), quando iniziò un lungo periodo di crisi e successivo declino per questi territori lungo la costa tirrenica. Tra i pezzi esposti, si segnala la presenza di un sarcofago marmoreo di un ragazzo rinvenuto in località Voltina presso Istia d'Ombrone (Grosseto) e databile intorno al III secolo d.C., l'unico dei sarcofaghi di area maremmana presente nel museo.

Sala 23[]

Infine, l'ultima sala raccoglie ed espone ceramiche e bronzi rinvenuti per la maggior parte durante gli anni cinquanta del XX secolo ed acquisiti per il museo dall'allora direttore Aldo Mazzolai, tuttavia non documentati in modo sufficientemente accurato da poter definire luogo esatto di ritrovamento ed associazioni con altri oggetti.

L'allestimento della stanza è dunque ricostruito per richiamare i vecchi antiquaria ottocenteschi, dove i reperti sono divisi per materiali (ceramica, bronzo) e per classi e produzioni (bucchero, ceramica corinzia, ceramica etrusco-corinzia, ceramica attica a figure nere, ceramica attica a figure rosse, ceramica etrusco-geometrica, ceramica di impasto ingubbiata e dipinta). Si segnala anche la presenza della collezione di Turiddo Lotti, acquistata dal Comune di Grosseto tra il 1956 e il 1969, formata da reperti dell'area a nord-ovest di Vulci.

Quarta sezione[]

Per approfondire vedere Museo d'arte sacra della diocesi di Grosseto

La quarta sezione (sale 24-34) consiste nel Museo d'arte sacra della diocesi di Grosseto, una sorta di museo nel museo, dove sono esposte numerose opere pittoriche e scultoree che comprendono un periodo di tempo dal XIII al XIX secolo.

Nucleo originario del museo d'arte sacra è la collezione Antonio Cappelli, fondatore del primo museo diocesano nel 1933.

Quinta sezione[]

La quinta sezione (sale 35-40) è dedicata infine all'archeologia medievale della Maremma e alla storia della città di Grosseto, e intende documentare i ritrovamenti archeologici rinvenuti nell'area grossetana cittadina entro al 1998.

Sale 35-36[]

Il percorso espositivo inizia nella sala trentasei, con l'esposizione di reperti di età classica rinvenuti nell'area urbana di Grosseto, e continua nel corridoio trentacinque, dove sono collocati numerose testimonianze alto-medievali. Nella sala sono esposti corredi di tombe rinvenute in città: significativa è una necropoli rinvenuta nel 1955 in via Umberto Giordano, presso l'incrocio con viale Mascagni, durante i lavori per la costruzione di un edificio, che è stata frequentata in un lungo periodo dall'età arcaica alla tarda età imperiale.

Lungo il corridoio si possono visionare invece i corredi dei cimiteri alto-medievali rinvenuti nelle località limitrofe: interessanti sono il cimitero di Grancia, composto da circa ottanta tombe che hanno dato alla luce reperti databili tra la metà e la fine del VII secolo; e il cimitero di Casette di Mota (Roselle), composto da quindici tombe e dipendente da una vicina villa romana. A Grosseto città è stato rinvenuto invece un unico reperto: un orecchino d'oro a cestello, risalente alla seconda metà del VI secolo, trovato casualmente durante i lavori in via Garibaldi.

Sale 37-40[]

Le ultime sale del museo sono incentrate sui ritrovamenti di età basso-medievale e moderna di Grosseto e altri centri della Maremma. Viene posta particolare attenzione sugli scavi effettuati a Grosseto a partire dal 1978 ed alcuni pannelli esplicativi illustrano le vicende storiche e l'architettura dei principali monumenti della città: le mura – nelle varie fasi di costruzione – e la fortezza costruita dai senesi.

Interessante la presenza anche di un palio di seta ottocentesco, raffigurante la Madonna delle Grazie, lo stemma del Comune e lo stemma dei Lorena, che documenta la presenza di una gara tra le contrade anche a Grosseto. Inoltre, un pannello illustra la storia delle terme leopoldine di Roselle, fatte costruire nel 1824, e sono esposti due leoni di marmo, di probabile età romana, rinvenuti insieme ad altri tre esemplari duranti i lavori di edificazione del complesso termale.

Infine, la sala trentanove conserva reperti di età medievale e moderna provenienti da varie parti della Maremma, come Buriano, Istia d'Ombrone, Pitigliano e i monti dell'Uccellina, mentre nell'ultima sala, la quarantesima, sono custoditi alcuni oggetti delle collezioni del vecchio museo civico di Grosseto.

Servizi[]

  • Presenza di bookshop contenente le maggiori pubblicazioni in commercio sull'archeologia e l'arte a Grosseto, oltre che testi di carattere generale sulla Maremma e altre località della provincia di Grosseto.
  • Servizio di prenotazione visite guidate in italiano o in lingue straniere.
  • Attività didattiche per le scuole su prenotazione.
  • Presenza di biblioteca con servizio consultazione e prestito, inserita nel sistema bibliotecario provinciale con disponibilità volumi visualizzabile online.

Amministrazione[]

  • Direttore: Mariagrazia Celuzza
  • Contatti: tel. 0564 488750 – 760 752754; fax: 0564 488753

Direttori[]

Note[]

  1. Il museo archeologico e d'arte della Maremma sul sito di Musei di Maremma.
  2. Primo direttore del Museo archeologico, autonomo dalla Biblioteca Chelliana

Bibliografia[]

  • Mariagrazia Celuzza, Museo archeologico e d'arta della Maremma – Museo d'arte sacra della diocesi di Grosseto. Guida, Nuova Immagine Editrice, Siena, 2007.
  • Aldo Mazzolai, Roselle e il suo territorio, Grosseto, 1960.
  • Aldo Mazzolai, Grosseto. Il museo archeologico della Maremma, Grosseto, 1977 (vecchio allestimento).
  • Andrea Semplici, La Maremma dei musei. Viaggio emozionale nell'arte, la storia, la natura, le tradizioni del territorio grossetano, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2012, pp. 92-100.

Collegamenti esterni[]

Advertisement