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== Storia ==
 
== Storia ==
«Et a Massa, lavorando in compagnia d'altri una capella in fresco et una tavola a tempera, fece conoscere a coloro quanto egli di giudicio e d'ingegno nell'arte della pittura valesse»<ref>Giorgio Vasari, ''Ambruogio Lorenzetti, pittor sanese'', in ''Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri'', parte prima, edizione torrentiniana, 1550.</ref> afferma il Vasari nella ''vita'' di Ambrogio Lorenzetti, facendo specifico riferimento al suo lavoro a Massa Marittima. Anche Lorenzo Ghiberti, nei suoi ''Commentari'', scrisse che Ambrogio Lorenzetti dipinse a Massa «una grande tavola e una cappella». Pur non essendo possibile risalire con sicurezza alla cappella in questione, certo è che la tavola dipinta dal Lorenzetti è da identificare nella maestosa rappresentazione della Madonna col Bambino in gloria tra angeli e santi oggi esposta al museo d'arte sacra.
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«Et a Massa, lavorando in compagnia d'altri una capella in fresco et una tavola a tempera, fece conoscere a coloro quanto egli di giudicio e d'ingegno nell'arte della pittura valesse»<ref>Giorgio Vasari, ''Ambruogio Lorenzetti, pittor sanese'', in ''Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri'', parte prima, edizione torrentiniana, 1550.</ref> afferma il Vasari nella ''vita'' di Ambrogio Lorenzetti, facendo specifico riferimento al suo lavoro a Massa Marittima. Anche Lorenzo Ghiberti, nei suoi ''Commentari'', scrisse che Ambrogio Lorenzetti dipinse a Massa «una grande tavola e una cappella». Pur non essendo possibile risalire con sicurezza alla cappella in questione, certo è che la tavola dipinta dal Lorenzetti è da identificare nella maestosa rappresentazione della Madonna col Bambino in gloria tra angeli e santi oggi esposta al museo d'arte sacra.
   
 
La Maestà fu dipinta, anche se non è possibile asserirlo con sicurezza, come pala d'altare per la chiesa agostiniana di [[San Pietro all'Orto]], avvalorato dalla presenza la presenza nell'opera di sant'Agostino (anche se taluni sostengono si tratti di san Regolo), nonché dei tre santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, che siedono in posizione di onore alla destra della Madonna e ai quali la chiesa era intitolata. Si pensa poi che la tavola fu ospitata all'interno della cappella dei Priori del [[Palazzo Comunale (Massa Marittima)|Palazzo Comunale]],<ref>Come teorizza il Gaye nei commentari alle Vite del Vasari editi da Le Monnier nel 1846.</ref> per poi passare al [[Chiesa di Sant'Agostino (Massa Marittima)|convento di Sant'Agostino]], dove finì accantonata in un magazzino in mezzo agli oggetti in disuso.
 
La Maestà fu dipinta, anche se non è possibile asserirlo con sicurezza, come pala d'altare per la chiesa agostiniana di [[San Pietro all'Orto]], avvalorato dalla presenza la presenza nell'opera di sant'Agostino (anche se taluni sostengono si tratti di san Regolo), nonché dei tre santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, che siedono in posizione di onore alla destra della Madonna e ai quali la chiesa era intitolata. Si pensa poi che la tavola fu ospitata all'interno della cappella dei Priori del [[Palazzo Comunale (Massa Marittima)|Palazzo Comunale]],<ref>Come teorizza il Gaye nei commentari alle Vite del Vasari editi da Le Monnier nel 1846.</ref> per poi passare al [[Chiesa di Sant'Agostino (Massa Marittima)|convento di Sant'Agostino]], dove finì accantonata in un magazzino in mezzo agli oggetti in disuso.
   
Nel 1867 tornò nuovamente alla luce grazie alla ricerca del professor Stefano Galli, in quegli anni dedito alla realizzazione di una vasta raccolta di oggetti d'arte da poter esporre al pubblico all'interno del primo [[Museo archeologico di Massa Marittima#Storia|Museo Civico di Massa Marittima]], appena inaugurato. Il Galli collocò la tavola in un'ala del nuovo museo. Tuttavia, il dipinto versava in pessime condizioni: le cinque tavole che componevano l'opera erano staccate, l'umidità e i tarli avevano corroso il legno, la tempera era crepata. Il marchese Cagnola si offrì di far restaurare il quadro dal Cavenaghi, ma il Comune rifiutò, in quanto alcuni critici noti, tra i quali anche il celebre Adolfo Venturi, ritennero l'opera non meritevole. Tuttavia, pochi anni dopo l'Ispettorato d'Arte sottopose il problema al Ministero, il quale ne ordinò il restauro, che fu affidato al professor Tommaso Bandini.<ref>Enrico Lombardi, ''Massa Marittima e il suo territorio nella storia e nell'arte'', Edizioni Cantagalli, Siena, 1985, pp. 306-307.</ref> La tavola, restaurata, fu collocata nell'ufficio del sindaco, quella che un tempo era la [[cappella dei Priori]], nel Palazzo Comunale.<ref>Luigi Petrocchi, ''Massa Marittima. Arte e storia'', Venturi, Firenze, 1900, p. 84.</ref>
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Nel 1867 tornò nuovamente alla luce grazie alla ricerca del professor Stefano Galli, in quegli anni dedito alla realizzazione di una vasta raccolta di oggetti d'arte da poter esporre al pubblico all'interno del primo [[Museo archeologico di Massa Marittima#Storia|Museo Civico di Massa Marittima]], appena inaugurato. Il Galli collocò la tavola in un'ala del nuovo museo. Tuttavia, il dipinto versava in pessime condizioni: le cinque tavole che componevano l'opera erano staccate, l'umidità e i tarli avevano corroso il legno, la tempera era crepata. Il marchese Cagnola si offrì di far restaurare il quadro dal Cavenaghi, ma il Comune rifiutò, in quanto alcuni critici noti, tra i quali anche il celebre Adolfo Venturi, ritennero l'opera non meritevole. Tuttavia, pochi anni dopo l'Ispettorato d'Arte sottopose il problema al Ministero, il quale ne ordinò il restauro, che fu affidato al professor Tommaso Bandini.<ref>Enrico Lombardi, ''Massa Marittima e il suo territorio nella storia e nell'arte'', Edizioni Cantagalli, Siena, 1985, pp. 306-307.</ref> La tavola, restaurata, fu collocata nell'ufficio del sindaco, quella che un tempo era la cappella dei Priori, nel Palazzo Comunale.<ref>Luigi Petrocchi, ''Massa Marittima. Arte e storia'', Venturi, Firenze, 1900, p. 84.</ref>
   
 
Dal 2005 la Maestà del Lorenzetti è esposta nella terza sala del [[Museo di arte sacra di Massa Marittima]].
 
Dal 2005 la Maestà del Lorenzetti è esposta nella terza sala del [[Museo di arte sacra di Massa Marittima]].
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